Tre lustri separano l’ingresso in Parlamento di Franco Celio e Fabio Käppeli – Cambia il modo di pensar la politica. Fra i due è scontro sullo strumento del referendum – Divergente pure il genere d’ammirazione per Rocco Cattaneo.
Perché gli over 50 giovano alla politica?
«Perché senza dubbio significa avere qualche anno d’esperienza alle spalle. E per un giovane come me ciò si traduce in punti di riferimento ai quali rubare pillole di saggezza. Inevitabilmente le prospettive sono differenti, ma da questo giusto mix la politica può solo trarre beneficio».
Quale contributo possono fornire invece le nuove leve?
«I volti nuovi possono portare una ventata d’aria fresca, nuove idee e, magari, permettere di superare futili litigiosità trascinatesi in Parlamento da tempo. Più in generale gli over 50 contribuiscono a una politica più riflessiva, mentre noi giovani siamo più audaci e frizzanti».
Quale consiglio politico vorrebbe dare al suo collega?
«Noto che Franco Celio ha avuto alcune rimostranze verso il ricorso al referendum anche in casa PLR, ritenendolo estraneo agli usi tradizionali del partito. Ecco, forse da parte sua non è stato colto a pieno il cambiamento generato dalla perdita della maggioranza relativa in Governo. Uno scenario, questo, che ha cambiato le carte in tavola e che rende più che legittima una raccolta firme. E non è vero che con il referendum sugli ecoincentivi s’è voluto screditare lo Stato mettendosi a servizio dell’UDC (vedi la risposta 3 di Celio, ndr). Proprio perché lo Stato ci sta a cuore vogliamo che spenda nel migliore dei modi e per misure realmente utili».
Che risultato otterrà il suo partito alle federali?
«Ottenere il terzo seggio al Nazionale è possibile, ma non facile viste anche le congiunzioni altrui. Credo comunque che il partito possa seguire la crescita registrata un po’ in tutta la Svizzera. Il liberalismo sta tornando in auge e chi lavora seriamente e a lungo termine viene premiato».
Descriva il presidente del suo partito.
«Rocco ha pedalato tanto. Dopo un normale periodo di apprendistato, ha ingranato e i risultati si sono visti: il partito è tornato a crescere. Con il suo pragmatismo e arrivando da “fuori” ha favorito il rinnovamento, puntando con coraggio sui giovani e vincendo la scommessa».
Se dico “frontalieri” a che cosa pensa?
«Al Bussenghi e al Bernasconi della serie “Frontaliers”, che non mi sembra piacciano molto al collega Celio che intravedeva nel lavoratore italiano il civilizzatore e nella guardia di confine ticinese il sottosviluppato. Scherzi a parte, il frontaliere è una risorsa necessaria per il cantone, ma diventa un problema se sfocia nei fenomeni della sostituzione e del dumping. Non ci sono ricette miracolose, ma si potrebbe iniziare intervenendo sulla fiscalità dei frontalieri, eliminando il relativo accordo del 1974 che vieta la doppia imposizione in Svizzera e in Italia».
Presenti due misure per ridurre il deficit cantonale: una alla voce entrate e una alla voce uscite.
«Prima di tutto il Governo deve cercare di contenere la spesa, dove il margine di manovra è ampio. E in tal senso fatico a capire perché, nonostante si sia indicato chiaramente dove spendere meglio, non ci sia la volontà d’agire. Mi riferisco, nell’ambito dei sussidi di cassa malati, al calcolo del premio medio di riferimento basato sul modello del medico di famiglia che permetterebbe allo Stato di risparmiare milioni senza chiedere sacrifici. Sul fronte delle entrate invece il mio aiuto non serve; il Governo ha già dimostrato di ricorrervi troppo facilmente, ma non è il momento di ridurre il potere d’acquisto dei cittadini».
Quale atto parlamentare mira a presentare in questa legislatura?
«Mi sta a cuore il mondo della scuola, in quanto studente e membro della speciale commissione. A livello parlamentare mi batterò dunque, pensando alla riforma “La scuola che verrà”, per un servizio forte e di qualità e non votato all’egualitarismo indistinto e ideologico che altri vorrebbero: come partito non vogliamo un livellamento verso il basso».
Sarebbe bello se Governo e Parlamento conducessero in porto…
«Sarebbe fantastico se si concretizzasse una mia proposta (ride, ndr). Tornando serio, prima che si trasformi in una leggenda metropolitana la revisione dei compiti dello Stato, al fine di garantire delle finanze sane».
Può privare il Gran Consiglio di un partito. Quale e perché?
«I partiti siedono di diritto in Gran Consiglio in quanto eletti democraticamente. Detto questo, dovendo scegliere escluderei i Verdi. Vista la loro linea, due terzi potrebbero confluire nella Lega e un terzo nel PS. Hanno perso per strada il loro credo ecologico».
Se invece potesse rubare un deputato a un altro partito chi sceglierebbe e perché?
«Sicuramente ruberei un giovane. E tra i neoeletti ce ne sono molti validi. Tuttavia preferisco che rimangano nei rispettivi partiti, così da avere dei punti di riferimento con cui lavorare e creare alleanze. Cosa non possibile avendoli tutti nel PLR».
Qual è il politico più brillante che abbia mai calcato la scena ticinese?
«In questi giorni mi sembra giusto ricordare Giuseppe Buffi, un autentico esponente del liberalismo venuto a mancare proprio alla fine di luglio di 15 anni fa. Grazie a lui il Ticino è diventato un Cantone universitario e aperto al mondo».
Corriere del Ticino, 24 luglio 2015.